“Vi ringrazio, perché voi date il bacio della buonanotte ai nostri figli, al posto nostro”: lo scrisse tempo fa in una lettera di ringraziamento il padre di un ragazzo ospite della Lega del Filo d’Oro ed è una frase che mi è rimasta impressa nella mente. La prima volta che entrai al Centro di Osimo avevo 17 anni: fu uno shock. Poi una ragazzina mi abbracciò forte, io mi emozionai e pensai che questo era il mio posto. Uno crede che non ci sia niente da fare quando i ragazzi dormono, invece la fatica è tanta, però non cambierei questo lavoro per nulla al mondo. Le notti al Centro sono turbolente: i nostri ragazzi non chiamano e non chiedono, sei tu che devi vigilare, girando in continuazione. Ogni ora tutti hanno bisogno di qualcosa, i più gravi anche con maggior frequenza. Quando vedi un disagio, cerchi di capire cosa non va e come puoi rispondere, ma ormai conosco le espressioni di ognuno. La responsabilità è tanta, ma per me sono come figli. Il regalo più bello è quando, tornando qui dopo qualche anno, i ragazzi mi riconoscono dal passo. Vuol dire che ci siamo voluti bene.