E’ già passato un anno dal trasferimento di parte delle attività nel nuovo Centro Nazionale. Un anno pieno di vita, traguardi e sorrisi per chi non vede e non sente.
Ogni mattina, 12 adulti e 3 bambini che vivono in famiglia, arrivano al Centro Diurno del nuovo Centro Nazionale della Lega del Filo d’Oro: alle 17:30 rientrano nelle loro case.
Dopo un momento di accoglienza, in un appartamento dedicato, iniziano le attività: divisi in piccoli gruppi, costituiti in base alle caratteristiche di ciascuno, si spostano nei vari ambienti per la fisioterapia, le attività educativo-riabilitative, le stimolazioni sensoriali e i tanti laboratori di attività occupazionale… dal midollino al computer.
Dopo il pranzo insieme, si riprende con il teatro, la musicoterapia, le attività espressive orientate all’autodeterminazione e alla comunicazione. “Ora il Centro Diurno ha finalmente trovato la “sua casa” e i gruppi di lavoro non sono più misti con le persone che vivono alla “Lega” in maniera residenziale, due tipi di utenti con esigenze diverse – racconta la psicologa Nicoletta Marconi – Questo ci permette di strutturare le attività in maniera specifica, ad esempio lavorando molto su abilità replicabili a casa, come apparecchiare, fare la raccolta differenziata, preparare alcune semplici ricette grazie alla nuova cucina didattica”.
Ora il Centro Diurno ha finalmente trovato la “sua casa”.
Ci sono poi 8 bambini in età scolare che abitano gli appartamenti loro dedicati ed ogni mattina si svegliano nella loro cameretta pronti ad iniziare al meglio una nuova giornata. Colazione, pranzo e cena tutti insieme nella sala in comune prima di dedicarsi alle attività personalizzate da svolgere nelle aule e nei laboratori ai piani inferiori così che, grazie allo spostamento, sia percepita anche la differenza tra la casa e la scuola.
Negli edifici dedicati al Centro Diagnostico ed ai Trattamenti Intensivi, si sono avvicendate tante famiglie.
“Per ogni famiglia è riservato un appartamento privato (due camere con bagno) – racconta Laura Gambelli, Assistente Sociale – In comune con un’altra famiglia hanno una stanza dove consumare i pasti e passare il tempo libero. Questo sicuramente aiuta la condivisione tra loro: la condivisione delle esperienze e dei vissuti personali”.
Che si tratti di intervento precoce, visite diagnostiche, trattamenti di qualche settimana, centro diurno o residenza di lunga durata l’obiettivo è sempre uno: creare la situazione più agevole e “su misura” per andare oltre il buio e il silenzio.