Fulvia Accorroni, assistente sociale di Lega del Filo d’Oro da 16 anni, ha visto tanti sguardi disperati aprirsi alla possibilità e visi tirati distendersi: anche lei aspetta con fiducia la realizzazione del nuovo Centro Nazionale dell’Associazione.
“Guai se non ci fosse stata la Lega del Filo d’Oro. È stata la nostra salvezza. E oggi è l’unica speranza per guardare al futuro senza paura”. A parlare sono Anna e Giancarlo, mamma e papà di Adriano, che è entrato a far parte dell’Associazione nei primi anni ’70 e oggi, pur con le sue difficoltà, è un uomo sereno.
Non è certo facile essere genitori di ragazzi sordociechi o pluriminorati psicosensoriali. Spesso non si sa cosa fare, come comunicare con loro, da chi farsi aiutare, tutto sembra buio. Ma a infondere loro fiducia e coraggio, accogliendoli in prima linea, c’è la squadra di assistenti sociali della Lega del Filo d’Oro, attualmente presente in otto regioni italiane.
Fulvia Accorroni, è una di loro. Ha l’incarico di assistere e accompagnare le famiglie degli ospiti che si sottopongono a un trattamento intensivo nella sede di Osimo e fa da punto di riferimento per ogni esigenza, anche pratica. Quando la incontrano, infatti, i genitori hanno già trascorso alcune settimane al Centro Diagnostico, punto di partenza per il percorso di riabilitazione, ed è davanti alla sua scrivania che le famiglie ricevono una certezza: “vostro figlio starà con noi per un po’ e faremo il possibile perché stia meglio” dice Fulvia.
La cosa che le famiglie vogliono sentirsi dire è una sola: che il loro bambino potrà migliorare, che c’è un modo per tirare fuori quello che ha dentro, e qui alla Lega del Filo d’Oro lo troveremo.
Le parole chiave sono: “Attenzione, comunicazione, ascolto, accoglienza”. Dalla sua postazione di frontiera lei lo sa bene: “A prescindere dalla situazione di partenza, la cosa che le famiglie vogliono sentirsi dire è una sola: che il loro bambino potrà migliorare, che c’è un modo per tirare fuori quello che ha dentro, e qui alla Lega del Filo d’Oro lo troveremo. Allora vedo tornare il sorriso anche sui volti più tesi”.
Dopo oltre tre lustri di servizio e di professionalità profusa, ogni giorno è ancora sempre nuovo e da illuminare con la speranza. “Arrivo presto ed esco tardi e non mi abituo mai. Conosco situazioni difficili e drammatiche” – racconta Fulvia. A volte le mamme che incontra sono più giovani dei suoi figli, talvolta alcune famiglie, oltre a un figlio sordocieco, hanno un anziano malato o hanno perso il lavoro. “Spesso non trovo le parole e mi chiedo: come lo riempio questo buco nero? Poi però una strada per ripartire insieme la si trova sempre.” – confessa Fulvia, che conclude: “Aspetto fiduciosa e con trepidazione la costruzione del nuovo Centro Nazionale: lì potrò vedere ancora più mamme e papà uscire dalla porta del mio ufficio con la consapevolezza di poter vedere rifiorire il proprio bambino”.
La Lega del Filo d’Oro non lascia, raddoppia! Anche tu non lasciare… per realizzare il nuovo Centro Nazionale abbiamo bisogno dell’aiuto di tanti, anche del tuo!